È uscito il nuovo numero de “l’impegno”

È uscito il numero 111 de “l’impegno”, rivista dell’Istorbive, che contiene saggi di Massimo Bonola, Luca Lavarino, Marilena Vittone, Piero Ambrosio, Corrado Mornese, Silvia Pontarelli, Viviana Barucchelli, Elena Mastretta, Elisabetta Dellavalle, Tomaso Vialardi di Sandigliano.

Massimo Bonola affronta un tema oggetto di una rimozione collettiva che solo di recente la storiografia ha approfondito, ossia i massacri che coinvolsero la gran parte dei numerosissimi ebrei dell’Europa orientale durante la seconda guerra mondiale, deportati in campi di lavoro sul territorio e vittime di fucilazioni di massa, e lo fa attraverso l’analisi “storica” di alcune liriche del grande poeta rumeno di origine ebraica Paul Celan, le quali, facendo emergere progressivamente una dettagliata topografia dei luoghi in cui trovarono la morte i genitori del poeta, entrambi tra le vittime dello sterminio, costruiscono una vera e propria mappa della memoria.

Luca Lavarino ripercorre gli stretti rapporti diplomatici e commerciali che, nella prima metà dell’Ottocento, il Regno di Sardegna intrattenne con la Russia, e in particolare con la Crimea, dopo aver recuperato un significativo ruolo di potenza marittima in seguito all’annessione a Casa Savoia del territorio della Repubblica di Genova, assegnatole dal Congresso di Vienna, e si sofferma in particolare sui porti di Feodosia, Kerč’, Eupatoria e Sebastopoli, vitale crocevia di mercanti ed esploratori liguri, piemontesi e savoiardi.

Marilena Vittone ricostruisce le vicende del crescentinese Felice Chiò, che durante il periodo risorgimentale fu professore all’Università di Torino, amante delle scienze e dell’insegnamento, ma anche impegnato attivamente nella vita politica del tempo in qualità di deputato al parlamento subalpino. Dal racconto della sua biografia, delle sue teorie scientifiche e dei suoi interventi politici, emergono, insieme alle qualità dell’uomo, anche i fermenti del contesto nel quale si trovò a operare, un mosaico di idee, programmi, scelte che avrebbero condotto all’unificazione italiana.

Piero Ambrosio, basandosi come di consueto sui documenti conservati nei fascicoli personali del Casellario politico centrale, racconta le vicende della famiglia Bertoglio, in particolare di Battista e Comunardo, padre e figlio, che emigrarono all’estero per motivi politici durante il fascismo, andando a infoltire la schiera di quei sorvegliati speciali che il regime definiva “fuorusciti” e che, puniti con la perdita della cittadinanza e il sequestro dei beni, rischiavano fino a quindici anni di carcere per le attività ritenute pericolose per gli interessi nazionali. Iscritti nella “Rubrica di frontiera” e nel “Bollettino delle ricerche”, erano sottoposti a provvedimenti che andavano dalla segnalazione, alla perquisizione e vigilanza, fino ad arrivare al fermo o all’arresto.

Corrado Mornese propone la storia di Giovanni Bassanesi e Lauro De Bosis, “aquile solitarie contro il fascismo”. I due, all’inizio degli anni trenta, in un clima culturale nel quale, per impulso del movimento artistico futurista, le imprese aviatorie erano state mitizzate e ammantate di un alone quasi mistico, compirono, in forma indipendente, atti dimostrativi eclatanti contro il regime, lanciando volantini antifascisti da velivoli che sorvolarono rispettivamente Milano e Roma. Ne avrebbero pagato duramente le conseguenze: Bassanesi con un calvario esistenziale che passò attraverso arresti, processi giudiziari, espulsioni da vari paesi europei, persecuzioni politiche, il confino e vari internamenti in manicomio; De Bosis, a costo della vita, dal momento che il suo aereo, inabissatosi nel Tirreno dopo l’azione, non fu mai ritrovato.

Silvia Pontarelli affronta l’argomento della tutela del patrimonio storico-artistico italiano negli anni del ventennio fascista, esaminando la produzione legislativa in materia, per poi concentrarsi sul ruolo pionieristico che ebbe nella definizione della politica di quegli anni in materia di “cose di interesse storico e artistico” il ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai, che fu particolarmente interessato ai temi della salvaguardia e della divulgazione della conoscenza del patrimonio culturale. Il saggio propone, come esempio dell’operatività del regime fascista in materia, il racconto delle vicende legate alle complesse operazioni di recupero delle navi romane dal lago di Nemi.

Viviana Barucchelli, nell’ambito di una tesi di ricerca elaborata durante il suo percorso di studi sul cinema del reale, incentrata sulla ricostruzione della memoria della deportazione ebraica novarese – in particolare della figura di Sara Bertie Kaatz – mette in evidenza l’importanza dell’utilizzo di una metodologia che, oltre ad attingere alle fonti archivistiche istituzionali, si basa sul recupero e sulla valorizzazione degli archivi di famiglia, preziosi scrigni di lettere, fotografie e documenti rimasti nascosti per decenni, fondamentali nel far venire alla luce piccole storie particolari che concorrono in maniera determinante a tratteggiare il quadro della storia generale e che possono essere meglio diffuse al pubblico attraverso la realizzazione di prodotti audiovisivi di carattere finzionale basati sulla documentazione storica reperita.

Elena Mastretta, facendo riferimento tanto ai documenti originali quanto alla bibliografia esistente in materia, si sofferma sulla proposta di riforma scolastica della Commissione didattica creata dalla Giunta provvisoria di governo dell’Ossola liberata nell’autunno del 1944, maturata in aperta contrapposizione con la politica educativa del regime fascista e significativa per il carattere innovativo che la contraddistinse, a partire da modalità didattiche nuove, quali le aule aperte e la reintroduzione dell’insegnamento delle lingue straniere, inserite in un impianto ritenuto da molti anticipatorio della scuola media unica dell’inizio degli anni sessanta.

Elisabetta Dellavalle, nell’occasione del 75° anniversario dell’entrata in vigore della nostra Costituzione, pone l’accento, con finalità civiche, ma anche didattiche e divulgative, sul ruolo delle donne nell’ambito dell’Assemblea costituente e sugli apporti concreti che le ventuno “madri” della Repubblica – a ognuna delle quali viene dedicata una scheda biografica – diedero alla scrittura della Carta fondamentale, portando in essa ciascuna la propria sensibilità e i risultati delle proprie battaglie civili e politiche.

Tomaso Vialardi di Sandigliano mette in luce la complessa rete di rapporti che l’intelligence statunitense – l’Office of Naval Intelligence in particolare – intrattenne con la mafia, coinvolgendo, in quello che viene denominato Underworld Project, membri del crimine organizzato, inizialmente interpellati a protezione dei porti della costa nordorientale degli Stati Uniti, oggetto di sabotaggi da parte dei nazisti, e poi nella raccolta di informazioni utili a supporto dello sbarco alleato in Sicilia.

Segue il ricordo di Enzo Barbano, una delle più importanti personalità della cultura e della politica del territorio, nonché socio fondatore dell’Istorbive, mancato nel luglio dello scorso anno, di cui Bruno Ziglioli, docente di Storia contemporanea all’Università di Pavia e suo alunno all’Ipsia “Magni” di Borgosesia, rievoca il ruolo di insegnante ed educatore.

Chiude il numero la consueta rubrica di recensioni e segnalazioni.

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