Presentazione del volume “La Ribeba in Valsesia nella storia europea dello Scacciapensieri” di Alberto Lovatto e Alessandro Zolt

Varallo, 7 dicembre 2019, Salone dell’Incoraggiamento Palazzo dei Musei di Varallo: presentazione del volume La Ribeba in Valsesia nella storia europea dello Scacciapensieri di Alberto Lovatto e Alessandro Zolt (Libreria Musicale Italiana di Lucca, 2019). All’incontro, coordinato da Marta Coloberti, interverranno Massimo Bonola ed Enrico Pagano in dialogo con gli autori, che racconteranno il loro lavoro anche proponendo alcune esemplificazioni sonore.
L’iniziativa è promossa da Palazzo dei Musei di Varallo in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, con la partecipazione della Città di Varallo, dell’Unione montana dei Comuni della Valsesia, del Lions club Valsesia.
Contrariamente a quanto si pensa, lo scacciapensieri non è solo uno strumento siciliano. In Alta Valsesia, dove lo strumento era chiamato ribeba o zanforgna, nei territori di Mollia e Riva Valdobbia, dai primi anni del Cinquecento fino agli ultimi anni dell’Ottocento, erano attive officine specializzate nella produzione di scacciapensieri. Inizialmente commercializzate localmente e in Valle d’Aosta, le ribebe hanno poi trovato spazio nei negozi di oggetti destinati ai numerosi pellegrini che visitavano il Sacro Monte di Varallo. Dalla fine del Seicento il commercio si è poi gradualmente allargato prima in Italia, poi in Francia, Spagna e Portogallo, per poi raggiungere, oltreoceano, il continente americano.
Da un calcolo ipotetico ma realistico è possibile stimare in 140 milioni la quantità di scacciapensieri prodotti e commercializzati dalle fucine valsesiane nei quattro secoli di attività. Una esperienza straordinaria di produzione e commercializzazione con sede ai piedi del monte Rosa, all’estremità di una valle raggiunta allora solo da una mulattiera e dove una carrozzabile è stata costruita solo alla fine dell’Ottocento, quando la produzione era terminata.
La sede della presentazione non è casuale. Il Palazzo dei Musei di Varallo ospita il gesso della statua di Giacomo Ginotti che ritrae una pastorella di Cravagliana che suona due scacciapensieri, con una tecnica esecutiva documentata in più occasioni nell’arco alpino. L’opera di Ginotti, in copertina del volume di Lovatto e Zolt, è uno dei rari documenti artistici che ci raccontano la presenza della ribeba in Valsesia.
Il libro trova la sua radice in un studio di Alberto Lovatto pubblicato dall’Università di Bologna nel 1983, poi tradotto nella rivista della Società Internazionale per lo studio degli Scacciapensieri. Alessandro Zolt ha avviato di recente una ricerca sulla ribeba che è diventata la sua tesi di laurea. Il comune interesse per la ribeba ha fatto incontrare i due autori spingendoli a sviluppare un lavoro di studio comune che ha dato vita a questo libro.
Muovendo da una ricca documentazione archivistica e dalla osservazione delle ribebe valsesiane ancora conservate in collezioni pubbliche e private, i due autori, raccontano la storia di questo piccolo strumento musicale e la sua produzione locale confrontandola con la storia e la diffusione dello scacciapensieri in Italia e in Europa, fornendo notizie e curiosità valsesiane e informazioni di carattere generale sulla diffusione e uso di questo strumento musicale tanto fragile quanto capace di resistere identico a se stesso in un arco assai esteso di tempo
Il volume è stato realizzato con il contributo di Lions Club Valsesia, il patrocinio del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino e dell’Unione montana dei Comuni della Valsesia e con il sostegno dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia.

Gli autori
Alberto Lovatto ha svolto ricerche di storia orale e di memoria del movimento operaio e si è occupato di storia e memoria della deportazione. In campo etnomusicologico si è occupato della storia delle bande musicali locali e con Emilio Jona e Franco Castelli ha scritto: Senti le rane che cantano. Canti e vissuti popolari della risaia (Donzelli 2005); Le ciminiere non fanno più fumo. Canti e memoria degli operai torinesi (Donzelli 2008); l’edizione critica de I canti popolari del Piemonte di Costantino Nigra (Einaudi 2009); Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare (Neri Pozza 2018).
Alessandro Zolt, alagnese d’origine per parte di madre, laureando in Antropologia culturale e Etnologia presso l’Università di Torino, ha redatto una tesi sulle ribebe valsesiane nel 2017 e svolge le sue ricerche in campo etnomusicologico ed etno-organologico, con particolare attenzione per l’ambito alpino.

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