1948: l’anno della Costituzione

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1948: l’anno della Costituzione. Immagini dei Fotocronisti Baita

a cura di Laura Manione e Piero Ambrosio, 2008, pp. 84, in coedizione con l’Archivio fotografico Luciano Giachetti – Fotocronisti Baita

Il catalogo raccoglie un’ampia selezione di immagini della mostra omonima. L’analisi del materiale prodotto dai Fotocronisti Baita, in questo caso incentrata sul 1948, permette non solo di individuare tratti comuni tra vicende locali e nazionali, ma anche di offrire agli spettatori un valido compendio sulla fotografia.

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Descrizione

Il catalogo raccoglie un’ampia selezione di immagini della mostra omonima, realizzata dall’Archivio fotografico Luciano Giachetti – Fotocronisti Baita e dall’Istituto, con la compartecipazione del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana.
La riflessione sugli anni 1946-48, per mezzo dell’analisi del materiale prodotto dai Fotocronisti Baita, ha permesso non solo di individuare tratti comuni tra vicende locali e nazionali, ma di offrire agli spettatori anche un valido compendio sulla fotografia.
Si vuole sottolineare in questa occasione la duplice valenza che rivestono oggi le immagini. Da un lato, ogni scatto fornisce una serie di informazioni duttili a livello interdisciplinare, applicabili (per citare alcuni esempi direttamente riconducibili alle sezioni in cui è articolata la mostra) all’antropologia, all’etnografia, alla storia dell’ambiente urbano e rurale, fino ad arrivare allo studio della comunicazione e, in particolare, della prossemica dei comizi, ispirata, dopo la dittatura, a una più fluida retorica del gesto e immediatamente codificata dai diversi – spesso opposti – schieramenti politici.
Dall’altro lato, aspetto ancora più interessante, la visione delle immagini ci serve per misurare quanto siamo in grado di leggere correttamente una fotografia, ovvero di assimilare in maniera consapevole la cospicua quantità di dati che ci somministra. Per meglio dire: abbiamo la padronanza necessaria a valutarne i contenuti o è la fotografia a condizionare, quando non a inibire, il nostro senso critico?
Non ci si può sottrarre al ragionamento mentre un visitatore rileva la mancanza o il rispetto della par condicio (riferita all’assetto politico attuale) nell’osservare e inventariare simboli o partiti ormai scomparsi da più di quindici anni; o quando non può frenare l’impulso animistico di toccare o accarezzare le stampe esposte appena vi scorge un viso conosciuto, amato; oppure nel momento in cui preferisce anche un’unica immagine a qualsiasi forma di testo, credendola più spontanea ed esaustiva, ma ignorando che, in mancanza del giusto supporto culturale, è impossibile interrogarla e – di conseguenza – ricevere risposte.
Per questi motivi le iniziative dell’Archivio mirano a generare discussioni intorno a un mezzo tanto diffuso, stimolando curiosità e – perché no – invitando ad acquisire ulteriori competenze, senza peraltro rinnegare o ingabbiare il potere evocativo e ammaliatore delle immagini. La fotografia, in buona sostanza, è patrimonio di tutti: racconta il nostro passato, ci accompagna nel presente e meriterebbe quindi di essere maggiormente apprezzata e sondata nelle sue stratificazioni più profonde.
Come la Costituzione, in fondo.

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