1947: l’anno della Costituente

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1947: l’anno della Costituente. Immagini dei Fotocronisti Baita

a cura di Laura Manione e Piero Ambrosio, 2007, pp. 72, in coedizione con l’Archivio fotografico Luciano Giachetti – Fotocronisti Baita

Il catalogo raccoglie un’ampia selezione di immagini della mostra omonima.
A ridosso della tragica esperienza dittatoriale e bellica italiana, i fotografi Luciano Giachetti e Adriano Ferraris, ex partigiani e da due anni titolari dell’agenzia Fotocronisti Baita a Vercelli, ravvisarono l’urgenza di edificare la loro pratica su nuove basi, libere da ogni repressione di regime e strutturate unicamente intorno al desiderio di trascrivere con realismo le condizioni dell’Italia.

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Descrizione

Il catalogo raccoglie un’ampia selezione di immagini della mostra omonima, realizzata dall’Archivio fotografico Luciano Giachetti – Fotocronisti Baita e dall’Istituto, con la compartecipazione del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana e l’Amministrazione comunale di Vercelli.
A ridosso della tragica esperienza dittatoriale e bellica italiana, i fotografi ravvisarono l’urgenza – civile oltre che autoriale – di edificare la loro pratica su nuove basi, libere da ogni repressione di regime e strutturate unicamente intorno al desiderio di trascrivere con realismo le condizioni dell’Italia. Anche Luciano Giachetti e Adriano Ferraris, ex partigiani e da due anni titolari dell’agenzia Fotocronisti Baita a Vercelli, avvertirono uguali pulsioni espressive, anche se parzialmente soffocate dalle esigenze commerciali di uno studio di provincia e da un lavoro che spesso si rivelava ripetitivo.
L’idea stessa della costruzione, o meglio della ri-costruzione, è interpretata da diverse immagini: in maniera più didascalica negli esempi dedicati ai manifesti o ai lavori di ripristino del ponte ferroviario sulla Sesia, bombardato durante la guerra. In forma più evocativa, nella documentazione del rinnovato e spontaneo ripopolamento delle piazze, dell’istituzione di nuovi simboli politici e della ripresa lavorativa.
Appurato che il secondo dopoguerra portò a una complessa ridefinizione del linguaggio fotografico, ciò che interessa maggiormente, in questo frangente, è proprio il rapporto grammaticale fra i singoli scatti e le varie sequenze. Certe immagini riescono a vivere e comunicare anche isolate dai nuclei tematici a cui sono state sottratte, comportandosi come parole chiave, titoli, a volte esclamazioni. Altre, invece, manifestano appieno il loro valore se riproposte a gruppi, nella progressione originale di ripresa, quasi fossero pensieri o racconti brevi. È il caso dei servizi realizzati in occasione della partenza per le colonie marine o all’interno delle caserme militari presenti nel Vercellese, soggetti che appartengono tanto alla storia del Paese quanto a quella della città. Due paragrafi “traducibili” indifferentemente in italiano o in dialetto, ovvero in quella lingua piena di contaminazioni territoriali, parlata da un popolo impegnato nell’organizzazione della propria identità.
Le immagini, in larga parte inedite, rivelano ulteriormente la ricchezza dei materiali conservati in Archivio, principale fonte della memoria fotografica vercellese.

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72

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